Ogni tanto mi capita di leggere sul web che il cicloviaggio è un tipo di viaggio low cost ovvero a basso costo. Secondo la mia esperienza non è proprio così o almeno andrebbe sempre tenuto conto e spiegato che esistono dei costi nascosti. Viaggiare in bici richiede un discreto investimento economico ancor prima di dare il primo colpo di pedale e mi riferisco all’attrezzatura ed all’abbigliamento tecnico; il costo di tutto questo è proporzionale al tipo di viaggio, alla durata, alle nostre abitudini ed al comfort che vogliamo ottenere. Per fare un esempio sono in procinto di acquistare un nuovo sacco a pelo dopo il mio terzo viaggio sebbene il mio attuale sia ancora in ottimo stato conservativo e di funzionamento; perché? semplicemente perché ci sono luoghi che vorrei visitare e che richiedono un sacco invernale anziché estivo. Questo discorso vale per il sacco a pelo come anche per il resto dell’equipaggiamento, vedi ad esempio il vestiario pesante, leggero, traspirante, impermeabile ecc. ecc. Ogni viaggio, senza un buon insieme di attrezzature tecniche già in nostro possesso, richiederà un esborso economico ancor prima di partire. L’investimento per le attrezzature viene comunque ampiamente ripagato dal risparmio che si ha dormendo in tenda e mangiando prevalentemente roba dei supermarket.
Ogni cicloviaggiatore che costantemente affronta nuove avventure in giro per il mondo accumula nuovi materiali: abiti, borse, bici ecc. ecc. Pertanto è riduttivo vedere solo il risparmio economico del viaggio quando a monte ci sono acquisti che tendono a riempire interi bauli o addirittura stanze di casa con aggeggi di ogni tipo (io sono al secondo armadio!).
Verrebbe da chiedersi dunque che senso abbia investire tempo e denaro per poi ritrovarsi in posti (anche estremi) a soffrire pedalando. Per passione? per senso di avventura? perché? Personalmente non me ne è mai fregato molto di viaggiare ma dentro di me sono sempre stato un esploratore, uno che a due anni di età si perdeva dai genitori perché incuriosito girava per conto suo, a 4-5 anni saliva per sentieri e raggiungeva i rifugi alpini prima dei genitori; ad oggi conosco ogni singolo sentiero della mia provincia, anche quelli nascosti, spesso visito boschi in mountain bike e da tre anni ho iniziato queste fantastiche avventure in bicicletta; prima l’Europa, poi l’Islanda ed infine il Nord America. L’esplorazione che mi attende nei prossimi anni, se Dio vorrà, è il mondo.
Dopo tre anni se dovessi spiegare perché viaggio in bici non darei come prima risposta “perché sono un esploratore” ma perché ho imparato a gioire per una bibita fredda nel deserto, a rasserenarmi per una chiesa aperta dopo settimane di viaggio, a sorridere sotto una doccia, a commuovermi quando sai che ce l’hai fatta e ad urlare quando sconfiggi quelle che sembrano difficoltà insormontabili.
Ecco perché viaggio in bici.