Premessa
Il Tuscany Enduro Trail si ispira ai più famosi Tuscany Trail, Alta Via dei Parchi (AVP), Grande Escursione Appenninica (G.E.A.) e Via Francigena.
A chi è rivolto
E’ adatto a ciclisti esperti, allenati e tecnicamente preparati. Non ci sono vie di mezzo. Diverse parti dell’itinerario sono su sentieri e strade di montagna di moderata e, in alcuni casi, elevata difficoltà. Anche le salite su strade asfaltate non sono da sottovalutare.
Equipaggiamento
L’utilizzo del giusto equipaggiamento è fondamentale per evitare problemi.
La mountain bike deve essere adatta a sentieri di montagna. Nel mio caso Surly Karate Monkey in acciaio con forcella da 140mm e reggisella telescopico TranzX. Vietata la borsa sottosella (da 8-10 litri) poichè va ad annullare i vantaggi del reggisella telescopico e quindi il superamento dei tratti più ripidi in discesa. Come alternativa ho utilizzato il portapacchi Tortec con tenda e 2 borse cinesi da 10lt per vestiti, materassino e sacco a pelo. Al manubrio la borsa Amphibius e un piccolo borsello per gli attrezzi sul tubo orizzontale.
Con il pieno d’acqua e qualcosa da mangiare ho toccato i 25kg. E’ veramente un peso limite. Nei brevi tratti di portage se non si è in grado di sollevare la bici con una mano si perde tempo, si fa una fatica bestiale e si rischia l’infortunio. E’ impensabile portarsi dietro fornello, stoviglie o qualsiasi altra cosa per cucinare. Se siete in grado di programmarvi le soste e non siete fanatici del campeggio lasciate a casa anche la tenda.
Il GPS è indispensabile per seguire la traccia, per non perdersi e per trovare soluzioni immediate in caso di emergenza. Decisamente meglio un congegno per l’outdoor piuttosto che lo smartphone: tra pioggia, polvere e cadute meglio avere qualcosa di robusto.
L’itinerario
Parte generale
Il percorso ha inizio in località Due Ponti di Fanano (MO), segue il crinale appenninico nel Parco del Corno alle Scale, scende a Pistoia, prosegue per Lucca e nei pressi di Camaiore prende la via del mare. In località Marina di Massa si continua per Carrara, Massa e le Alpi Apuane. Proseguendo in Garfagnana si conquista San Pellegrino in Alpe, si scala il Cimone e si conclude a Due Ponti.
01 Tappa: Due Ponti – Capanno Tassoni (+1000m – 11km)
La prima tappa è di riscaldamento: 11km e 1000m di dislivello che ci portano a Capanno Tassoni. La struttura, oltre a vitto e alloggio, offre la piazzola per la tenda e servizi igienici h24 (con doccia non testata). Per arrivarci si sale su facile asfalto e l’unico fastidio è rappresentato dal traffico degli escursionisti e, in alcuni casi, anche dal passaggio di camion.
A causa del cattivo tempo (e una festa Country 🙂 ) mi sono fermato al Capanno ma l’intenzione era di dormire in tenda al rifugio Duca degli Abruzzi (Lago Scaffaiolo). Consiglio questa opzione per risparmiarsi un pò di fatica nella seconda tappa e per godere di un luogo veramente magico.
02 Tappa: Capanno Tassoni – Quarrata (+1400m – 57km)
E’ una tappa importante dal punto di vista tecnico, paesaggistico e di sforzo fisico. Raggiunto il crinale appenninico e la croce Arcana abbiamo un primo tratto ben pedalabile fino lo Scaffaiolo (solo brevissimi tratti a spinta) ed un secondo tratto più impegnativo per conquistare il Passo dello Strofinatoio. La discesa dal passo presenta nella prima parte diversi tratti ripidi, trialistici e scassati (è consigliabile un breve portage). Il resto del sentiero non è proprio una passeggiata e richiede buona tecnica e padronanza del mezzo.
Particolare attenzione merita il traverso che precede Porta Franca. Il sentiero ha il fondo buono ed è ben pedalabile ma è decisamente stretto, costeggia un ripido versante (in alcuni punti burroni) e l’erba alta nasconde le zolle dove è facile l’impuntamento dei pedali e la perdita di equilibrio. Raggiunto il rifugio Porta Franca (trovato chiuso in Agosto?!) si prosegue sul sentiero 5 per Orsigna. La discesa è alquanto libidinosa e mai troppo tecnica.
A fondo valle, attraversando Pracchia, si risale per una bella e silenziosa strada fino al passo Collina. La strada è interrotta da una frana (portage di circa 5-10min). In alternativa è presente un sentiero che evita la frana (non testato) da imboccare qualche metro prima dell’interruzione.
Superato l’attacco del sentiero che ci porterà verso valle si raggiunge il passo Collina; qui è presente un ristorante che è anche un bar che è anche un alimentari. Consigliata sosta.
Dal passo ci lanciamo per una discesa con alcune sezioni visibilmente lavorate e artificiali. La prima parte è sassosa, tecnica e in alcuni tratti sporca. Dopo breve risalita su asfalto si prosegue su fondo terroso, veloce e con tante curve decisamente divertenti. Purtroppo non ho percorso tutta la discesa a causa dei continui attacchi di mosche cavalline (inseminabili). Meglio scendere nelle ore più fresche della giornata o con spray al seguito.
Di nuovo sull’asfalto si prosegue per Pistoia e infine al Bosco della Magia di Quarrata. Accamparsi al suo interno non è semplice: è sporco, caldo e pieno di zanzare. Sconsiglio questa soluzione.
03 Tappa: Quarrata – Lucca (+1100m – 72km)
La ripartenza da Quarrata è abbastanza traumatica per via della pendenza. L’asfaltata non concede attimi di respiro ma superato il bivio per Buriano le cose migliorano: si prosegue su sterrata e per qualche tornante si sale agevolmente. Nei pressi del valico si torna a spingere con forza sui pedali e in alcuni casi anche a proseguire a piedi. In caso di abbondanti piogge è meglio scendere a Villa e Lugnano evitando il lungo traverso terroso che ci porta al sentiero di discesa.
Quella che andremo a scoprire è una pista molto divertente chiamata Cupola FR. Al termine di essa, sosta alla casa natale di Leonardo da Vinci (tanto per dare un tocco storico al nostro downhill) e poi subito in picchiata verso Vinci tra ulivi, curve e salti artificiali (consigliata visita al centro storico e al castello di Vinci).
Si prosegue per Lucca attraversando uliveti e vigneti in direzione del vecchio acquedotto. Attenzione al GPS altrimenti dovrete salire sul cavalcavia pedonale dell’autostrada (non credo ci siano rampe ma solo gradini).
Data la lunghezza e dislivello della tappa mi sono direttamente parcheggiato al Camping il Serchio al costo di €15 a notte. La visita a Lucca è programmata per la mattina seguente.
04 Tappa: Lucca – Marina di Massa (+880m – 56km)
L’uscita da Lucca, come per l’ingresso, non è lasciata al caso: a Nord della città imbocchiamo l’itinerario ciclopedonale Puccini (porta Santa Maria). Nel caso vi troviate in partenza dal camping Il Serchio è sufficiente dirigersi verso il fiume e attraversare il ponte per intercettare la ciclabile (poche decine di metri).
Dopo 10-12 km la pianura lascia il posto ai primi strappi e alle prime salite che ci conducono in direzione Fibbialla. Qui le strade, in gran parte asfaltate, sono larghe quanto una macchina e con pendenze che arrivano anche al 14%. Fortunatamente siamo all’ombra.
Nei pressi di Montigiano le fatiche non sono terminate. Un susseguirsi di sali scendi ci conduce nei pressi di Bastianella da dove finalmente imbocchiamo il sentiero Moneta che ci porta abbastanza rapidamente in località Capanne, non lontano da Camaiore. Nel caso vogliate visitare Camaiore vi consiglio di dare un occhiata su trailforks e scegliere altre soluzioni discesistiche 🙂 .
Dal silenzio dei monti passiamo al caos della strada SR439 Massarosa-Pietrasanta (transito auto continuo). Fortunatamente non siamo lontani da Pietrasanta (consigliata visita al centro storico) dove grazie ad un’utilissima ciclabile raggiungiamo Marina di Pietrasanta e quindi il mare. Da ora in poi tutta ciclabile fino a Marina di Massa passando per Forte dei Marmi. Il tratto è abbastanza noioso perché il mare è quasi completamente nascosto dagli stabilimenti balneari.
Pit-stop finale al Camping Souvenir di Marina di Massa (pulito, curato, con piscina, 16€ a notte). Unica pecca è la distanza dal lungo mare di Marina di Massa: circa 2 km per cenare e trascorrere la serata tra un pò di gente.
05 Tappa: Marina di Massa – Rif. Città di Massa (+1750m – 42km)
La quinta tappa è l’inizio della fine. Se non avete le gambe a posto da qui in avanti i dislivelli e le pendenze faranno male.
Con direzione Alpi Apuane transitiamo a Carrara per 3 paste e cappuccio al bar di piazza Matteotti. Proseguiamo per Miseglia e quindi per le cave di Fantiscritti (le ultime due rampette al 1000% generano reflussi gastrici al sapore di cappuccino). A circa 420m di altitudine ci troviamo davanti a interi versanti delle Alpi Apuane massacrati per l’estrazione del marmo. La visione (amara) di montagne squarciate, scavate, forate non mi stimola a rimanere e imbocco la galleria in direzione Colonnata.
Rapida discesa fino a Bedizzano (290m s.l.m.) e deviazione per Bergiola (540m s.l.m. – Monte Brugiana). La salita è amichevole e ci permette di inanellare un ulteriore discesa su sentiero. Decisamente folcloristico il suo nome: “Sperma” 🙂 . Prima parte molto guidata e godibile, parte centrale più tecnica (con 2-3 punti della morte) e un ultimo pezzo più stretto e sporco dove non bisogna attaccarsi troppo al freno. Il sentiero non è il massimo con bici e borse ma è un ottima alternativa per sbucare dentro Massa (da evitare come la peste in caso di pioggia).
Dopo una lunga sosta a Massa ci attendono 17km e 1000m di salita per raggiungere il rifugio Città di Massa. L’ascesa è su asfalto e non presenta strappi importanti ma attenzione alle temperature perché l’ombra è scarsa. Innumerevoli gli scorci verso Massa, la costa e il mare ma ciò che rimane impresso nella mente è lo specchiarsi l’uno verso l’altro di Altagnana e Antona.
Al rifugio Città di Massa (contattabile su Facebook) troverete cibo e un posto per dormire (sia dentro che in tenda). Con 30€ mi sono accampato (spettacolari le vedute sulle Apuane), ho fatto una doccia, cenato e sono ripartito dopo un’abbondante colazione.
06 Tappa: Rif. Città di Massa – Chiozza (+1850m – 42km)
Rifugio Città di Massa-Chiozza è la tappa regina, senza dubbio. E’ una regina bastarda, violenta che vi metterà a durissima prova ma ad un certo punto mostrerà il fianco con una interminabile e bellissima discesa sul sentiero n.9 che dal rifugio Del Freu termina alla diga di Isola Santa. In questo tratto tornerete a sorridere, in altri un pò meno, ma il tutto sarà ripagato dai panorami.
Lascio solo qualche indicazione di sicurezza per permettere a coloro che seguiranno le mie orme di vivere l’avventura senza particolari problemi:
- il Cipollaio: questo passo permette un utilissimo collegamento in quota ed è essenziale per la riuscita del trail; percorrendo il sentiero con attenzione un 30% è ciclabile (sezione centrale) mentre la prima parte, in prossimità di alcuni ruderi/casolari, è da fare a spinta su traccia stretta e parzialmente invasa dalla vegetazione. Il pezzo forte sono gli ultimi 200m, prima di Passo Croce, con dislivello di 60m e con pendenze che superano il 30% (nulla di esposto o pericoloso). Consiglio: caricate la bici in spalla ed eventualmente alleggeritela facendo più viaggi.
- i prati del Puntato: attenzione in uscita dal bosco (chilometro 14 – tappa 06 del file GPX) a non seguire la strada in ripida discesa perché salterete la quasi invisibile deviazione per il sentiero che porta al Freu.
- per salire al Freu il percorso presenta un paio di tratti tosti da superare con bici alla mano; sono presenti altri strappi da fare a spinta ma nel complesso il sentiero presenta un abbondante 50% di pedalabilità (ovviamente dipende dalle forze, bravura e peso bici).
- la discesa su Isola Santa, al chilometro 20 della tappa, entra in un canalino molto ripido e con passaggi rischiosi (alcuni proprio non ciclabili); si superano con attenzione bici alla mano.
Il tratto finale della tappa che collega Castelnuovo di Garfagnana a Chiozza è su asfalto moderatamente trafficato e da Pieve Fosciana sale con media al 9%. San Pellegrino in Alpe e la sua mitica salita vi attendono a braccia aperte. E’ iniziata la rumba!
P.S. a Chiozza ho dormito sulla collina dietro al cimitero proprio sopra al ristorante La Grotta (da provare l’antipasto della casa!).
07 Tappa: Chiozza – Tagliole (+1700m – 35km)
La ripartenza da Chiozza è traumatica: pendenza al 10% e 700m di dislivello per il passo del Pradaccio! Superato l’oratorio di Boccaia la strada si trasforma in un muro interminabile con pendenza costante al 18%. Devastante considerando il peso e le ruote tassellate della bici.
A San Pellegrino in Alpe, per gli amanti delle stranezze, è possibile prendere il caffè in Emilia e pagare in Toscana (al bar albergo L’Appennino). Anche i santi San Pellegrino e San Bianco sono per metà in Emilia e per metà in Toscana. Ci troviamo nel centro non comunale permanente più alto del crinale appenninico (1525m s.l.m.) e di qui passano tantissimi ciclisti spinti dalla passione e dalla voglia di conquistare una delle salite più epiche (più volte percorsa anche dal Giro d’Italia).
Il passo del Pradaccio, al confine tra Modena e Lucca, segna la fine delle nostre fatiche. Siamo a circa 1600m s.l.m. e iniziamo una lunga e piacevole sterrata sul crinale. Non lontano si scorgono le vette della Alpi Apuane.
Dopo una breve salita ci portiamo sull’altro versante appenninico e imbocchiamo una lunga discesa in direzione Sant’Annapelago. Purtroppo non si percorrono pericolosissimi ed adrenalinici sentieri ma solo sterrate e piste da sci.
Sant’Annapelago è un punto di riferimento per il turismo invernale ed è ben fornito di servizi tra cui bar, ristoranti e supermarket. Decisamente consigliato fare una sosta e rifornirsi di cibo e acqua.
Quello che ci attende è una seconda parte di tappa del tutto diversa dalla prima: si inizia con un bel traverso nel bosco (sentiero con alcuni tratti a spinta) che congiunge Le Borelle con l’Oratorio di Monticello; devo ammettere che sbucare in questo posto silenzioso e affascinante mi ha meravigliato non poco.
Proseguendo su strada bianca per qualche centinaio di metri si ha giusto il tempo di allontanarsi dal Sacro e lasciare spazio a qualche imprecazione per i quattro chilometri di dura e sconnessa salita sul Monte Nuda. In realtà si salirebbe anche bene ma le gambe potrebbero non rispondere a dovere dopo San Pellegrino in Alpe! Se poi a circa 500m dal valico inizia a piovere la frittata è fatta. Non sapendo cosa avrei trovato alle Tagliole ho deciso di ripararmi sotto gli ultimi alberi prima dei prati sommitali: bagnarsi tutto e scendere a valle senza la certezza di un buon ricovero non era certo un’ipotesi accettabile! In brevissimo tempo mi sono ritrovato con la giacca impermeabile addosso, la pioggia battente e una nebbiolina tipicamente scozzese che mi faceva pensare continuamente all’arrivo di un branco di lupi alle mie spalle. Le belve non sono arrivate ma al loro posto hanno fatto capolino i fulmini. Pessima situazione. Meglio scendere.
Il sentiero che collega il Monte Nuda alle Tagliole è stato epico. La traccia è pulita e la parte iniziale, muovendosi in traverso, è ben percorribile anche sotto la pioggia. Tutto il resto è un mix di radici, pietre e, in alcuni punti, cascate di rocce tipiche degli impluvi. Insomma, qualche tratto non è proprio bike friendly, ma nel complesso è un ottima traccia. Sono sceso col coltello fra i denti e la vista dell’asfalto è stata fonte di non poca esultanza.
In paese sono presenti l’albergo Monte Nuda, un alimentari lungo la strada e il ristorante Baita 7 nani. L’idea era di usufruire dell’alimentari e trovarmi un posticino dove accamparmi. In realtà, con la pioggia che non dava tregua, mi sono fermato a mangiare qualcosa all’albergo (troppo caro per dormire) ed ho trovato ospitalità nel giardino della Baita 7 nani per la tenda. Serata decisamente strana in compagnia del gestore Giulio (detto Biancaneve dai compaesani), le cameriere (in serata libera), una compaesana (decisamente No Vax) e infine un anziano commerciante di quadri (in pensione e sordo). Tutti insieme allegramente a mangiare carbonara e a bere vino nel giorno di chiusura del locale.
08 Tappa: Tagliole – Due Ponti (+1500m – 38,5km)
L’ultima tappa del nostro Tuscany Enduro Trail non è da sottovalutare.
Ripartendo dalle Tagliole seguiamo la strada asfaltata che ci porta in località Rotari. Solo poche decine di metri ci separano dal valico per poter scendere a Dogana Nuova. Sul punto più alto dell’asfaltata deviamo a destra per una variante boschiva che, a posteriori, consiglio di evitare se si è a corto di energie o di tempo (seguendo l’asfaltata si scende in pochi minuti a Dogana Nuova).
La salita che imbocchiamo è impegnativa (con alcune rampe da fare a spinta) e la discesa non è poi tutto questo divertimento: si affronta una lunga strada ciottolata (molto ciottolata!) ed infine un single track abbastanza impegnativo per via della scarsa ciclabilità (fortunatamente corto). L’ambiente boschivo e il torrente che scende a Dogana Nuova sono comunque una valida ragione per seguire questa parte di tappa: il contesto è da fiaba!
Di nuovo sull’asfaltata si percorre l’ultima parte di discesa che termina a Fiumalbo (940m s.l.m.). Anche qui, come a Chiozza e a Sant’Annapelago, è consigliato fare sosta e mangiare qualcosa. I servizi non mancano ed il paese è decisamente turistico.
Il Cimone è l’ultima fatica del nostro tour: 10km di salita, circa 1000 m di dislivello e punte al 18%. Le prime rampe asfaltate sono abbastanza indigeste ed in pochi attimi torna alla mente San Pellegrino in Alpe. Sembrano passati giorni, in realtà sono trascorse solo 24 ore dalla grande faticata ed ora ci attende un’altra impresa.
A 1370m s.l.m. l’asfalto lascia spazio alla terra. I timori di trovare pendenze mostruose sul tratto finale della salita sono fortunatamente allontanati e, sebbene alcuni tratti siano abbastanza impegnativi, il valico a 1860m s.l.m. è raggiungibile completamente a pedali. Siamo sul punto più alto del Tour.
L’ultimo sito turistico lo abbiamo con il lago della Ninfa. Scendendo per strade di montagna e piste da sci raggiungiamo questo splendido laghetto letteralmente invaso dai turisti. Ovviamente presenti ristoranti, rifugi, bar e attrazioni per tutti i gusti. Breve sosta per un panino e birra a volontà!
Lasciato il lago ci dirigiamo verso il sentiero del Berceto (i vecchi ruderi sono ancora visibili a metà discesa). Questo sentiero è stato in realtà il piano B di un finale decisamente più lungo e impegnativo che mi avrebbe portato sotto Cima Tauffi: purtroppo un enorme frana rende intransitabile la via di passaggio. La nostra discesa finale non è comunque di categoria B, anzi, per chi conosce la zona è probabilmente uno dei sentieri più ambiti e divertenti. Purtroppo non è il classico sentierello con aghi di pino e terra battuta ma bensì un insieme di rocce e gradoni da superare con attenzione. Decisamente sconsigliato in caso di pioggia.
L’arrivo a Fanano è in grande stile con il sentiero del Merdoso 🙂 . Superato il Berceto, appena dopo il borgo di Canevare, ci si immette in questo trail decisamente divertente. Attenzione in caso di pioggia e attenzione ai pedoni data la vicinanza al paese.
Terminiamo la nostra avventura da 370km e 11000m di dislivello con un piacevole lungo fiume che ci porta al camping Ecoday il Castagno ed infine in località Due Ponti.
Qui la traccia. Buon giro!