Premessa
Questa guida per cicloviaggiatori descrive l’itinerario che da La Paz (Bolivia) conduce fino ad Antofagasta (Cile). Ho percorso l’itinerario nei mesi di Agosto e Settembre 2019, quindi in inverno. Come sempre consiglio di documentarsi il più possibile e soprattutto di evitare racconti, esperienze e punti di vista di “turisti tradizionali”, meglio documentarsi con altri cicloviaggiatori (il racconto di un turista motorizzato, poco allenato, poco wild, poco organizzato ecc. ecc. è quasi totalmente fuorviante).
Descrizione generale
L’itinerario è un classico del cicloturismo, non mi sono inventato nulla di nuovo. Un ottimo spunto arriva da questo sito dove è possibile consultare e scaricare una guida del 2012 (ad oggi le principali cose che sono cambiate sono che la strada asfaltata arriva fino a Salinas de Garci Mendoza e che a T.Vinto sono presenti sia alloggi che spaccio alimentare). La guida, seppur non recente, ha fatto egregiamente il suo lavoro soprattutto per quanto riguarda la reperibilità di cibo e acqua. Fortunatamente non ho avuto bisogno di cure mediche.
L’itinerario che andrò a descrivere è composto da 20 tappe alle quali vanno aggiunti un paio di giorni a La Paz, un paio di giorni a San Pedro de Atacama (compresa una tappa bonus) e un paio di giorni ad Antofagasta per un totale di circa 26gg. Da aggiungere circa 30 ore (andata) + 30 ore (ritorno) per i trasferimenti aerei dall’Italia.
Arrivo, pernotto e partenza da La Paz
Il primo problema che mi sono posto è stato da dove partire una volta raggiunta la Bolivia. Ho pensato a 3 opzioni:
– arrivo in aeroporto e trasferimento a Oruro (200 km circa);
– arrivo in aeroporto e partenza da El Alto;
– arrivo in aeroporto e trasferimento a La paz (10 km circa).
La prima opzione è quella più naturale per i seguenti motivi: La Paz è considerata una città molto trafficata, incasinata, con poche cose turistiche da vedere e soprattutto 400m più in basso rispetto all’aeroporto di El Alto che è ben posizionato sull’altopiano a 4000m. Molti cicloviaggiatori avendo pochi giorni a disposizione risparmiano tempo facendosi portare direttamente a Oruro, più a ridosso delle zone TOP dell’itinerario. La tratta La Paz – Oruro è inoltre tutta su strada asfaltata che può risultare noiosa e poco interessante. Ho conosciuto 3 ragazzi di Cuneo che hanno seguito questa alternativa.
La seconda opzione era quella che stavo scegliendo visto che avevo tempo a disposizione e volevo visitare La Paz. I timori che mi hanno fatto cambiare idea sono stati il fatto che a El Alto non c’è assolutamente nulla di turistico e soprattutto che si trova a 4000m. Mal di montagna, cefalea, vomito ecc. ecc. hanno giocato un ruolo fondamentale nello scegliere di dormire a La Paz (3600/3700m) anzichè a El Alto.
La terza opzione è risultata essere la mia scelta. Taxi fino all’ostello, un paio di giorni per visitare la città, reperire cibo/acqua e pure il gas butano per cucinare. Poi di nuovo taxi (questa volta con bici assemblata) fin quasi la fine della zona urbana di El Alto. SCONSIGLIO vivamente di partire in bici da La Paz, è pericoloso per il traffico, è deleterio perchè vi fate subito 400m di dislivello il primo giorno e soprattutto perchè per fare 20km vi impegnerà tranquillamente più di mezza giornata (un eternità). Dovrete schivare ogni tipo di mezzo motorizzato, gente a piedi, flotte di cani randagi e se non avete idea di che strade prendere vi beccate pure strappi sopra il 10%.
Qui di seguito allego la mappa per un paio di supermercati dove reperire il cibo, mentre per il cambio denaro e acquisto di cartucce di gas che SI, sono presenti e vendute da diversi negozi, basta farsi una passeggiata per la zona turistica (mercato streghe, museo della coca ecc.). Qui è pieno di agenzie di viaggi, bancarelle e pure di negozi per l’outdoor dove sono vendute le cartucce, fornelletti ecc. ecc. Le vie da percorrere sono Illampu, Sarnaga, Jimenez, Linares. Io ho acquistato 4 cartucce di gas da 200g circa e ci ho cucinato pasta alla sera e tè/caffè la mattina quasi tutti i giorni. Mi sono bastate giuste giuste. Non ho informazioni su Oruro quindi consiglio di acquistare tutte quelle che vi servono a La Paz al costo di circa 5 dollari/cad.
Durante il viaggio potete gestirvi mangiando anche lungo i ristoranti (e “similari”) a costi che vanno da 1,5 a 10 dollari a pasto (consiglio comunque di portarsi dietro il Multifuel+pompa).
Sconsiglio di uscire da La Paz con il Teleferico se siete soli. La cabinovia trasporta le biciclette ma non conosco il costo supplementare. Il costo della singola tratta (da stazione a stazione) è di 3 bolivianos. Non è mai troppo affollata. Lo spazio all’interno è adeguato per la bici e anche le borse montate. La linea da utilizzare è sicuramente la Morada (viola) fino la stazione Avenida 6 de Marzo. Praticamente l’accesso alle cabine è sempre al piano primo. Per salire ci sono le scale ma anche l’ascensore. Purtroppo, per quest’ultimo, non ho controllato le dimensioni ma presumo che si debba ogni volta smontare e rimontare le borse (fate un sopralluogo il giorno prima). In sostanza, se dentro l’ascensore non ci stanno le borse, dovrete smontare/rimontare il tutto per 3 volte: alla partenza, alla stazione intermedia e alla stazione finale. Ovviamente se siete più di una persona potete organizzarvi meglio, io ero solo. Consiglio comunque di arrivare fino all’ultima stazione poichè se partite da quella intermedia (Tiquira) sarete comunque immersi nel caos più assoluto per diversi chilometri.
Le tappe dell’itinerario
Di seguito le mie tappe. In linea generale sono abbastanza lunghe, pur trovandoci ad altitudini considerevoli, nei tratti asfaltati e urbani. Diventano relativamente corte nei tratti off-road. Non fate l’errore di sottovalutare tali lunghezze perchè qui entrano in gioco elementi che non riuscirete a contrastare: vento, sabbia, buche, altitudine ecc. Questo per dire solo una cosa: non fate l’errore di allungare o unire queste distanze per accorciare i giorni di viaggio!! Ogni giorno che passa sentirete i muscoli sempre più indolenziti e difficilmente riposerete come a 500m di altitudine. Sarete sempre più stanchi e se sbagliate potreste pagarla cara.
Tappa 01: El Alto – Patacamaya (lunghezza 78km / dislivello 500m)
Tappa tutta su asfalto che ci permette di prendere confidenza con l’altitudine e la reperibilità di acqua e cibo. A Patacamaya ho dormito in uno dei 2-3 affittacamere a 40 bolivianos (non adatto ad amanti dell’igiene). Nessun problema per cibo e acqua.
Tappa 02: Patacamaya – Oruro (lunghezza 125km / dislivello 600m)
Tappa non cortissima ma tutta su asfalto; se non c’è vento si percorre senza problemi. A Oruro ho dormito in uno dei tanti affittacamere a 50 bolivianos (non adatto ad amanti dell’igiene). Nessun problema per cibo e acqua.
Tappa 03: Oruro – Huancané (lunghezza 96km / dislivello 450m)
Tappa tutta su asfalto che termina lungo la strada. Ho dormito sopra una collinetta (vicino ad un cumulo di rocce) subito adiacente alla strada (50m). Nessun problema per cibo e acqua.
Tappa 04: Huancané – Santuario de Quillacas (lunghezza 75km / dislivello 300m)
Tappa tutta su asfalto che termina lungo la strada. Ho dormito tra le dune di sabbia vicino alla strada (100m). Nessun problema per cibo e acqua.
Tappa 05: Santuario de Quillacas – Salinas De Garci Mendoza (lunghezza 94km / dislivello 650m)
Tappa tutta su asfalto fino a Salinas de Garci Mendoza, ultimo pezzetto su strada sterrata/sabbia. Ho dormito in uno spiazzo al riparo dal vento subito adiacente alla strada (15m). Nessun problema per cibo e acqua.
P.S. E’ possibile seguire questa strada per il giorno seguente. Io non l’ho fatto per paura di trovare sabbia (o fango) e soprattutto perchè tra le 2 possibilità i fuoristrada scelgono questa (alzandovi contro tanta polvere). Ho scelto quindi la strada interna. A voi la scelta…
Tappa 06: Salinas De Garci Mendoza – Isla Incahuasi (lunghezza 80km / dislivello 450m)
Tappa su sterrato, sabbia e sale. Da questa tappa si inizia a saggiare la forza della sabbia! Sono numerosi i tratti di sabbia ma abbastanza nella norma le fatiche per superarli. Sconsiglio di accedere al Salar de Uyuni dagli accessi precedenti. Il Salar non è tutto liscio, ci sono numerose aree dove pedalare risulta assai difficile e faticoso a causa di blocchi di sale grandi come zolle di terra o come mattonelle irregolari da 50cm (in rilievo). Vi prenderanno a calci in culo per ore e ore! Lasciate perdere. Se volete percorrere e godervi il Salar (e avrete molti km per farlo) entrate dall’accesso ufficiale dei fuoristrada (come da traccia gpx). Avrete la strada abbastanza spianata e non resterete impantanati perdendo tempo prezioso per visitare l’Isla Incahuasi (bellissima e caratteristica). Ho dormito in tenda sul lato Est opposto al lato ricettivo; su quest’ultimo è presente un rifugio messo a disposizione dai proprietari ma non conosco il costo. E’ inoltre presente un ottimo ristorante e uno spaccio alimentare dove però troverete solo acqua, bibite e snack. Nulla di più.
Tappa 07: Isla Incahuasi – T. Vinto (lunghezza 45km / dislivello 100m)
Tappa quasi totalmente su sale. L’ultimo pezzo è su strada con fondo duro e compatto. A T. Vinto sono presenti alcuni alloggi per dormire e un buon spaccio alimentare. Purtroppo il costo per l’alloggio non è molto economico, circa 120 Bolivianos. Ho dormito in tenda poco più avanti. Nessun problema per cibo e acqua.
Tappa 08: T. Vinto – San Juan (lunghezza 44km / dislivello 250m)
Tappa su strada con fondo duro e compatto, solo l’ultima parte essendo più trafficata presenta numerosi tratti con washboard. Li odierete ma allo stesso tempo li amerete come valida alternativa ai tratti di sabbia. A San Juan trovate veramente di tutto, numerosi gli alloggi e gli spacci alimentari. Ho dormito all’albergo di sale con 35 Bolivianos. Nessun problema per cibo e acqua.
Tappa 09: San Juan – Avaroa (lunghezza 62km / dislivello 350m)
La partenza è su fondo abbastanza sabbioso ma poi migliora con fondo duro e abbastanza compatto fino la ferrovia di Chiguana. La traccia che ho seguito in realtà è quella NERA (a DX in foto)
Sebbene sia la più seguita dai cicloviaggiatori la SCONSIGLIO CATEGORICAMENTE. E’ una mulattiera che si arrampica per circa 7 km dove pedalerete per circa un 10% ad essere generosi. Il resto è da fare a spinta su sabbia decisamente bastarda fino al valico. Dopo di esso si riesce a pedalare e infine a ridiscendere sulla strada che sale da Avaroa. Assieme ai 3 ragazzi di Cuneo abbiamo spinto per tutto il pomeriggio arrivando quasi in cima al limite delle proprie forze. La mattina seguente dopo un paio di ore si arriva al valico più o meno sempre a spinta.
Facendo il giro largo per Avaroa avrete migliori possibilità poichè la strada che corre lungo la ferrovia è percorsa dai fuoristrada. Ancor meglio è la strada che sale da Avaroa in direzione delle lagune. Diciamo quindi che pur non avendole percorse le strade hanno tutte le carte in regola per essere decisamente migliori di quella mulattiera dove lascerete pezzi di cuore. Lasciatela perdere. Il giro largo è più lungo di circa 25 km ovvero 3 ore di bici. Per superare quei 7 km ho impiegato 5-6 ore. A voi la scelta…
Non essendo stato ad Avaroa posso parlare solo di Chiguana: non c’è reperibilità di cibo. Ho dormito sulla mulattiera dove è presente un riparo per la tenda. Con molte probabilità, se non siete sfigati nei giorni precedenti, da questa tappa in avanti avrete a che fare con il vento.
Tappa 10: Avaroa – Laguna Hedionda (lunghezza 56km / dislivello 900m)
Il tratto di maggior dislivello in salita è sulla strada che sale da Avaroa. La strada è decisamente buona (per il tratto che ho percorso) e quindi si supera abbastanza facilmente. Si lascia la strada principale per una mulattiera che sale per 3 km scarsi con un breve tratto abbastanza impegnativo per la pendenza. Il percorso è comunque tutto ben pedalabile.
Da questo passo (4200m) si entra nel fantastico mondo della lagune. Per raggiungere la Laguna Canapa ed infine la Laguna Hedionda dovrete comunque lottare con sabbia, buche, vento. Tappa da non sottovalutare per la lunghezza, il fondo e infine anche l’eventuale vento. Ho dormito in alloggio per 60 bolivianos ma potete anche posizionare la tenda adiacente alle strutture. Io sono arrivato tardi. Qui potete alloggiare e mangiare al ristorante ma i prezzi sono relativamente alti. Non ci sono spacci alimentari. L’acqua va chiesta all’hotel che ve la vende per 15 bolivianos (normalmente in Bolivia la trovate a 8-10 bolivianos).
Tappa 11: Laguna Hedionda – Shelter (lunghezza 54km / dislivello 800m)
Forse una delle poche tappe che mi ha messo alle corde a causa della solita sabbia. Partendo dalla Laguna Hedionda si ha un discreto primo tratto di buona pedalabilità che continua anche in salita verso i 4600m (se scegliete le strade giuste). Molte sono le tracce lasciate dai fuoristrada, dovrete scegliere quella che alla fine risulterà la più compatta e con fondo più duro. Giorno dopo giorno diventerete dei segugi! La discesa prima del bivio per l’Hotel del Desierto è infestata di sabbia per non parlare di tutto il seguente altopiano a 4600m. Praticamente a quella quota siete in pianura ma dovrete spingere per km, baciati dal vento. La mia traccia termina in un recinto di pietre dove poter installare la tenda. Sono arrivato abbastanza stremato. No cibo, no acqua.
Tappa 12: Shelter – Rocks (lunghezza 45km / dislivello 350m)
Questa tappa ha la partenza e l’arrivo con nomi di pura fantasia. Shelter (rifugio) e Rocks (rocce) poichè sono partito dal recinto di rocce e sono arrivato a montare la tenda sul fianco di alcune grosse rocce (purtroppo contro vento). Il mio punto di arrivo è abbastanza anomalo perchè solitamente ci si ferma alla laguna Colorada. Sono dell’idea che le tappe non vadano fissate in base agli agglomerati urbani e ai siti turistici ma principalmente in base ai dislivelli, condizioni meteo e reperibilità di cibo e acqua.
Ecco perchè visitato con calma l’Arbol de Piedra, sono sceso alla Laguna Colorada, ho pranzato all’ostello, ho percorso la sponda della laguna (13 km) e alla fine, avendo programmato la giornata sui dislivelli, ho attaccato la salita che il giorno dopo mi avrebbe portato a ben 4900m. Scelta perfetta per ridurre il dislivello e non morire il giorno seguente. Tenda a circa 4550m di altitudine. Cibo e acqua sono reperibili alla laguna Colorada. Sfortunatamente al mio passaggio lo spaccio era chiuso. Ebbene si, potreste trovare anche gli unici spacci CHIUSI! Fortunatamente ho preso acqua di rubinetto all’ostello che ho poi filtrato e fatto bollire. Sapore pessimo ma sono ancora vivo.
Ultima nota: alla laguna Colorada si entra nel Parco protetto. Casualmente appena arrivato mi sono riposato proprio davanti la sbarra e una responsabile (o presunta tale) mi ha chiesto ben 150 bolivianos con i quali viene rilasciato un ticket per poter entrare e girare nel parco. Ha poi forzato la mano parlando di guardiaparco e controlli vari. Essendo in bici ho AUTONOMAMENTE dedotto che non dovessi pagare NULLA e che tale cifra fosse giustificata per il classico fuoristrada pieno di turisti, non certo per uno sfigato in bici. Ho quindi proseguito tranquillamente. Nessuno vi chiederà questo ticket.
Tappa 13: Rocks – Laguna Chalviri (lunghezza 41km / dislivello 550m)
E’ il tappone da “Gran Premio di Montagna” con la G maiuscola, si superano i 4900m di altitudine! Se seguirete le mie tappe sarete in quota verso mezzogiorno e senza vento (presente maggiormente nelle ore pomeridiane). Avrete tanto tempo per visitare il Sol de la Manana e per arrivare alla laguna Chalviri nel primo pomeriggio e immergervi nella piscina termale.
La salita della mattina, al contrario di quello che pensavo, è praticamente tutta ben pedalabile. Seguite le strade principali e soffrirete il giusto, senza dannarvi. Arrivati a quota 4900 avrete tempo per “digerire” la sofferta scelta di ridiscendere subito di circa 60 m di dislivello per visitare il Sol de la Manana. Ne vale la pena, andate a visitare il sito. Poi però vi tocca risalire sulla strada principale!!! 🙂
In questo preciso punto sarete al Top, circa 4910m. Da qui lunga e interminabile discesa su fondo discretamente compatto (praticamente un lusso da queste parti) fino alla Laguna Chalviri. Presenti ristorante-bar con alcuni beni alimentari in vendita, oltre che naturalmente acqua e bibite. Ci ho pranzato e pure cenato. Entrato in confidenza, ma dopo aver montato la tenda, il proprietario mi ha offerto di dormire sul pavimento del ristorante. Troppo tardi. Se avete la possibilità, chiedete prima di montare la tenda. Ho concluso con abbondante colazione (offerta dal proprietario) e usufruito gratuitamente della piscina termale (costo 6 bolivianos).
Tappa 14: Laguna Chalviri – Laguna Blanca (lunghezza 44km / dislivello 400m)
Tappa ben pedalabile nella prima parte ma più sabbiosa nell’ultima (vicino e lungo le lagune Blanca/Verde). Da affrontare un ultimo passo a 4700m che porta al Desierto Dalì ma raggiungibile abbastanza facilmente. Buono il fondo.
Come detto la seconda parte dopo la discesa diventa sabbiosa e come al solito vanno azzeccate le strade migliori. Il problema vero di questa tappa è che il Cile è vicino e l’accesso dei fuoristrada è massiccio. Nelle tappe precedenti i fuoristrada sono presenti ma non eccessivamente mentre da qui al confine la cosa diventa abbastanza pesante. Soprattutto la mattina c’è un intenso via vai fino l’ora di pranzo. Nel pomeriggio la cosa si attenua decisamente.
Presso la Laguna Blanca è possibile pernottare per circa 40-60 bolivianos, cenare per circa 35 e far colazione per circa 15. Io ho dormito in tenda. Sempre nella stessa struttura è presente un ottimo spaccio alimentare e, chiedendo, vi cambiano anche i bolivianos in pesos cileni.
P.S. a 30 m dalla struttura c’è una prima pre-frontiera dove dovrete dichiarare un paio di cose e le vostre generalità.
Tappa 15: Laguna Blanca – San Pedro de Atacama (lunghezza 55km / dislivello 350m)
Non pensate che il Cile sia a portata di mano. Dovrete risalire sopra i 4600m. La strada come al solito è trafficata dai fuoristrada ma in questo caso le rotte che percorrono sono le più disparate (forse per raggiungere il confine in minor tempo) e quindi sulla strada principale si pedala con discreta tranquillità. Il primo controllo che raggiungerete sarà la frontiera Boliviana per il timbro di uscita. Qui, udite udite, inizia l’asfalto!
A 2 km c’è la frontiera cilena dove probabilmente oltre ad ottenere il visto di ingresso (90gg.) verranno controllate tutte le vostre borse. Se avete una bici con valore superiore agli 800 dollari dovrete farvi fare un foglio per girare in Cile (nel caso vi controllassero le forze dell’ordine). Entrati in Cile ancora un paio di salite e appena vedrete il cartello di “attenzione discesa” per i camion inizierete 40 km di libidine che vi porteranno dai 4600m ai 2500m di altitudine.
A San Pedro de Atacama sono stato fermo un paio di notti in ostello per la tappa 16x (vedi seguente) e perchè è una bella cittadina turistica, prendete tempo per riposarvi e per visitarla. Nessun problema per cibo e acqua, tanti e ottimi ristoranti-bar-pub. Possibilità di cambiare bolivianos, dollari e anche euro. Presenza di ATM. Non ho controllato ma penso sia possibile trovare anche cartucce di gas butano (presenti negozi per outdoor).
Tappa 16x: Quebrada del Diablo, Tunnel e Valle della Muerte (lunghezza 35km / dislivello 550m)
E’ un percorso turistico percorribile in bici (priva di borse).
Permette di addentrarsi nell’avvincente burrone del diavolo (Quebrada del Diablo), uno stretto canyon dalle pareti strapiombanti. Ci si sente come topi dentro un labirinto!
Da qui si può salire per una strada costruita dai minatori (salita un pelo faticosa per la pendenza) che porta ad un tunnel costruito nel 1930 ed ancora transitabile. All’uscita del tunnel bisogna compiere lo sforzo maggiore ovvero girarsi di 180° e arrampicarsi sulla cresta soprastante lungo uno stretto sentiero.
Raggiunta la cresta ci sono ancora alcune centinaia di metri in salita (a spinta in alcuni punti). Spettacolare la vista sulla vallata. Tutto il sentiero è comunque pedalabile, non ci sono tratti con sabbia o passaggi troppo tecnici. L’unica attenzione va riposta ai tratti più esposti che comunque hanno un buonissimo margine di sicurezza. La parte finale è un balcone naturale sulla valle della Muerte. Conquistata la strada asfaltata, breve risalita e discesa finale per tornare a San Pedro.
La traccia è compresa nel file Gpx ma non l’ho percorsa totalmente. In realtà sono entrato nel parco per un altro punto ed ho percorso “segretamente” la Quebrada. Il motivo sono gli obbligatori caschetto e gilet catarifrangente (oltre ad un costo di 3000 pesos) che non avevo! Sono entrato per sentieri “alternativi” ma ho comunque percorso la Quebrada, il tunnel e la cresta. Non ho voluto rischiare e quindi non sono arrivato fino alla bella “Iglesia de San Isidro“. Non ho trovato controlli (fatta eccezione per la biglietteria) ma potreste comunque imbattervi nelle guide locali che portano i turisti in bici e trovare problemi. Quindi organizzatevi con casco e gilet!
Tappa 16: San Pedro de Atacama – Peine (lunghezza 97km / dislivello 400m)
Tappa totalmente su asfalto e percorribile con molta facilità. Solo prima di Toconao (disponibili cibo e acqua) la strada presenta qualche strappo che però verrà compensato in uscita dal paese con una breve discesa. Si affianca per molti chilometri il Salar de Atacama. Quest’area è praticamente privata: il Salar viene sfruttato per l’estrazione del sale e anche del litio. Avvicinandosi a Peine noterete l’intensificarsi di camion e furgoni (non troppo fastidiosi). Molti di questi lavoratori faranno il tifo per voi, ve ne accorgerete! A Peine non sono entrato, rimane leggermente più in alto rispetto alla strada principale, ma guardandola bene direi che non ci sono problemi per cibo e acqua. Tappa relativamente noiosa dopo la Bolivia e San Pedro!
Tappa 17: Peine – 2600m (lunghezza 65km / dislivello 500m)
Partendo da Peine assicuratevi di avere acqua a sufficienza per raggiungere Baquedano (210km). Parliamo di almeno 2/3 giorni. Sono partito con 7,5 litri e non sono bastati perchè il vento e il sole, seppur il caldo non sia eccessivo, possono allungare i tempi e aumentare gli sforzi. Portatene, se usate l’acqua per cucinare, almeno 9/10 litri.
Nella prima parte si attraversa il Salar su strada asfaltata (in discrete condizioni) e le zone di estrazione che permettono di rendersi conto che con l’uomo nulla è eterno: al posto del sale è rimasta solo la terra. Dopo una cinquantina di chilometri arriva la parte più tosta della tappa, intaccherà le vostre risorse idriche! La salita che dai 2400 porta a quota 2900m purtroppo sarà da affrontare nelle ore pomeridiane dove il vento e il sole cileno saranno potenzialmente molto fastidiosi. Mi sono forzatamente accampato sui 2550m e, con una discreta sete, ho capito che la mia scorta idrica non sarebbe bastata nei giorni seguenti. Se disporrete della giusta quantità d’acqua, fiato e gambe avrete tempo e modo di salire al valico anche in giornata.
Fate attenzione e se vedete posti riparati per la tenda fermatevi, non ce ne sono molti! Nessuna disponibilità di cibo e acqua fino a Baquedano. Fondo stradale sempre ottimo.
Tappa 18: 2600m – Campi fotovoltaici (lunghezza 99km / dislivello 550m)
Si riparte dalla salita per raggiungere il valico a 2900. Percorrere questo tratto di mattina ha sicuramente i suoi vantaggi, non fà caldo e non avrete necessità di bere. Conquistati i 2900 copritevi bene per la lunga discesa che per circa 20 km sarà accentuata e per i restanti chilometri non la noterete ma ci sarà (con qualche salita). Questa tappa è per la maggior parte in discesa ma probabilmente potrebbe farvi compagnia il vento. Per quel che mi riguarda mi ha preso a schiaffi per circa 60km. In queste condizioni, anche se il dislivello è a vostro favore, farete comunque una discreta fatica. I ripari per la tenda sono praticamente nulli (forse qualche greto di torrente asciutto potrebbe aiutarvi). Dovrete puntare ai campi fotovoltaici dove mi sono servito di un bel muro perimetrale di un’area lavorativa.
Nessuna disponibilità di cibo e acqua. Se siete in crisi idrica (come il sottoscritto) fermate qualche camionista, vi aiuterà volentieri. Strada sempre ben asfaltata.
Tappa 19: Campi fotovoltaici – Baquedano (lunghezza 47km / dislivello 150m)
Partendo di buon ora e senza vento questa tappa sarà una vera e propria passeggiata fino a Baquedano. In 3 ore raggiungerete la meta e con pochissima fatica. Poco il dislivello positivo e come al solito strada ben asfaltata. Da notare il cambio di temperatura che sarà discretamente inferiore rispetto ai “piani alti” del deserto.
In paese ho pernottato e cenato: offre hotel, affittacamere e una discreta quantità di spacci alimentari. Non è presente alcun distributore di benzina ma se siete a secco di butano portatevi l’adattatore per le bottiglie (presenti negli spacci perchè utilizzate da molti camionisti). A Baquedano non c’è molto da fare o da vedere, è una cittadina ricovero per molti operai che lavorano nelle miniere e salar. Proprio a questo proposito voglio darvi questo consiglio: se siete un gruppo di cicloturisti fate attenzione perchè l’hotel è abbastanza costoso (circa 40€ a notte) e se vi rivolgete all’affittacamere (molto più economico) non è detto che troviate posto poichè principalmente alloggiano gli operai/minatori. E sono molti. Presenti cibo e acqua.
Tappa 20: Baquedano – Antofagasta (lunghezza 97km / dislivello 400m)
Se volete visitare il monumento naturale cileno La Portada seguite meticolosamente la mia traccia. Anzichè tirare dritto per Antofagasta (Ruta 5) dopo circa 47km da Baquedano girate a destra, soffrite in salita e non pensate che invece di scendere al mare state nuovamente risalendo! 🙂 La fatica verrà ripagata da questa splendida variante che mi sono studiato con Google Earth.
Dopo circa 10km di salita dovrete abbandonare la strada asfaltata e cercare un buco nella rete! Ebbene si, se guardate aldilà della rete di recinzione (che comunque è superabile facilmente) noterete una vecchia strada sterrata che si dirige verso le dune di sabbia. Quando sarete lì, prima di approcciare la nuova strada, osservatene il fondo e se sarà compatto e in buon stato potrete procedere con sicurezza, se invece a distanza di mesi/anni da questo mio articolo troverete molta sabbia, lasciate perdere. Questo percorso era probabilmente utilizzato un tempo dagli autoveicoli. Nella rete è presente un varco e non ci sono cartelli di divieto.
Tutto il percorso è perfettamente pedalabile. Solo in discesa bisogna prestare attenzione ad alcuni brevi tratti di sabbia. La prima parte è in leggerissima salita. Non essendoci traffico sarete totalmente immersi tra le dune di sabbia e nel più totale silenzio. La discesa al mare, non vi deluderà! Terminato il tratto “wild” spunterete dritti dritti in faccia al Pacifico e La Portada. Da qui fino ad Antofagasta potrete scegliere tra l’asfalto o la pista ciclabile.
Se alloggerete in Antofagasta ricordatevi che più sarete lontani dal mare più dovrete faticare perchè la città è in salita.
Se cercate il cartone per caricare la bici in aereo in questo negozio avrete ottime possibilità.
Buon viaggio.