Ultimamente si tende a ricercare l’itinerario famoso, quello pubblicizzato, quello che fanno tutti. Io cerco sempre di scegliere quello che più mi piace non facendomi influenzare dalle mode, anche se a volte le due cose coincidono.
Per chi come me ama andare a zonzo in bicicletta sono molto gettonati gli itinerari su piste ciclabili o ciclovie famose come quelle lungo fiumi, nelle vallate alpine o su ex ferrovie. Bene, forse non tutti sanno che sopra Bagno di Romagna (FC) c’è una strada forestale lunga 20km, chiusa al traffico, in leggera pendenza e tutta completamente in ombra. Questa strada sterrata è una ex ferrovia che dal passo dei Mandrioli (località Cancellino), si addentra nella bellissima foresta della Lama.
E’ l’itinerario perfetto per chi vuole trascorrere un breve weekend o anche solo una giornata dentro la foresta. Noi siamo a corto di tempo, causa impegni di lavoro e quindi optiamo per questo itinerario.
Come al solito c’è da premettere che Silvia non è allenata…
Raggiungiamo Cancellino alle 16.30 circa e passiamo dai 31° della costa ai 23° del passo Mandrioli. Qui si erge un vecchio edificio che all’epoca (inizi del 900) era la stazione del treno a scartamento ridotto che usavano i boscaioli per estrarre il legname. Lasciamo l’auto e partiamo in bici con la solita modalità: io carico di borse come un mulo e Silvia leggera come una farfalla!
I primi 3 km sono in leggera salita ma poi saranno 17 i chilometri di discesa, in leggera pendenza, fino al cuore della Lama. Scendere da questa strada nel completo silenzio da modo di viaggiare con la mente, rilassarsi e prendersi un sacco di fresco (Silvia scenderà con indosso la felpa).
Al km 14 si incontra un ponte costruito con i vecchi binari della ferrovia.
Durante la discesa, resa leggermente impegnativa dal fondo stradale dissestato, mi sento dire da Silvia: “mi fa male il sedere”. Mi chiedo tra me e me cosa potrà mai accadere il giorno seguente quando dovremmo fare tutta la strada in salita. Meglio non pensarci…ma vi anticipo che sarà un susseguirsi di accidenti e colpi nei miei confronti inviati telepaticamente! Alle 19.30 arriviamo alla meta. Qui come in tutte le foreste casentinesi ci sono specie animali e vegetali protette e sorvoleremo sul fatto che non si può assolutamente dormire in tenda. E’ comunque presente un rifugio/bivacco per ripararsi. Ceniamo nel silenzio e solitudine più totali e ci godiamo la foresta. Tutta per noi.
Poco prima di coricarci sorprendentemente arrivano altri campeggiatori e il giorno seguente capiremo il perchè. La mattina mentre giro con la carta igienica pensando di essere solo mi accorgo che alla casa della forestale è arrivata gente. Porca miseria, penso, se c’è la forestale ci fà il mazzo!
Recuperiamo con calma le nostre cose e dopo aver fatto colazione e lasciato le bici partiamo a piedi per una breve ma intensa escursione a piedi. Gli Scalandrini. Questo itinerario risale un fosso che descrivere come selvaggio è dire poco. L’emozione e lo stupore vengono interrotti solo dalla fatica. La salita è infatti abbastanza ripida ma riusciamo comunque nell’obiettivo di visitare la famosa cascata dove trascorreremo diverso tempo. Ambiente da favola anche se il periodo non è proprio dei migliori per la scarsa portata d’acqua.
Terminata la visita e quindi il trekking torniamo sui nostri passi. Nella piana troveremo al posto del silenzio della mattinata….500 persone! Giornata di eventi: sport, natura e musica.
Non eravamo qui per questo ma trovarsi seduti su di un prato ad ascoltare musica etnica con un’orchestra di almeno 15 componenti è stata la ciliegina sulla torta.
Tutto bello ma è rimasta la parte più hard del weekend! Il ritorno in salita fino all’auto.
Io conosco questa strada da diversi anni perchè l’ho percorsa in mountain bike e so che in salita, per quanto incantevole, ti ammazza lentamente. Non vedi mai la fine anche se la pendenza è bassissima.
Partiamo e come al solito cerco di distrarre Silvia. Facciamo si e no 200m, mi giro e la vedo avvolgere la felpa alla sella…il sedere! Oddio, penso, moriremo qui.
Nella mente spero nel miracolo di arrivare almeno a metà senza troppi intoppi. Le soste aumentano di chilometro in chilometro e per un paio di curve piove ma fino a metà arriviamo abbastanza bene. Da qui in avanti cominciano gli affanni e come detto all’inizio, gli accidenti silenziosi lanciati da Silvia sono innumerevoli. Gli ultimi 3 km di salita sono una Passione….ma superiamo con tanta gioia il passo dei Lupatti. Da qui altri 3 km di discesa durante i quali salutiamo silenziosamente la foresta.
Per chi vuole visitare la foresta consiglio questo sito http://www.parcoforestecasentinesi.it oppure di fare ricerche in rete per giri organizzati. Concludo dicendo che per i meno allenati è possibile intraprendere questo tour noleggiando anche bici elettriche…ma non ditelo a Silvia!